Come si “legge” un fabbricato: Palazzo degli Oddi Marini Clarelli e altri esempi in centri storici

MERCOLEDÌ 23 GIUGNO 2021 ore 17.30

RUGGERO MARTINES

Architetto, già Direttore Regionale dei beni culturali e del paesaggio

della Puglia e del Lazio (Mibact)

Introduce

ELVIRA CAJANO

Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio dell’Umbria

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Prima della radio, prima degli altoparlanti e prima della televisione e dei talk show, le immagini parlavano di più. Non soltanto i dipinti di santi e miracoli, ma anche l’architettura fungeva da manifesto istituzionale, politico, sociale, e chi osservava era abituato a leggere il linguaggio e comprendere il messaggio. L’apparato, l’uso dell’intelaiatura architettonica, le decorazioni negli edifici monumentali trasmettevano ben più significati di quanto non sia oggi percepito anche dall’osservatore colto. Non diversamente l’edilizia comune, prodotto di cultura materiale, esprimeva la funzione dell’edificio, lo status ed il decoro dei residenti, la crescita della fortuna delle famiglie.

La città pre-contemporanea, frutto di addensamenti e stratificazioni, “nell’accogliere” per così dire un fabbricato imprimeva, per consuetudine, le regole generali di uso del suolo e di lessico architettonico. Le vicissitudini della fabbrica, e dei suoi ospiti, il permanere di circostanze o le variazioni prodotte dal destino, restano scritte nella pietra e nei mattoni.

Ma il saper vedere è indispensabile per conservare, le molte cognizioni necessarie si possono riassumere in realtà in poche semplici regole che abbiamo dimenticato, giova rammentarle.

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